Dottoressa Maioli Francesca

Psicologa Sistemica e Psicoterapeuta a Lonato del Garda

  • Sono laureata in Psicologia Clinica presso l’Università degli studi di Bergamo, iscritta all’albo A (opl 18478) e ho frequentato la scuola di Psicoterapia Sistemico Relazionale-Individuale “Mara Selvini Palazzoli” di Brescia. Il percorso formativo prevede lezioni teoriche e lezioni pratiche con supervisioni.
  • Ho seguito un lavoro individuale di riflessione sulla mia storia familiare. Questo mi ha permesso di evidenziare l’influenza di certi vissuti personali sul mio funzionamento come terapeuta, mettere in luce punti di forza e debolezza, in modo da accrescerne la padronanza e assumere con maggior efficacia il mio ruolo.
  • Ho conseguito un master in “Conduzione di gruppi attraverso giochi esperienziali”, dove ho appreso l’utilizzo dell’esperienzialità come strumento di formazione e accrescimento della consapevolezza personale. Il gruppo è il campo di apprendimento d’eccellenza ed è tramite la sua “funzione specchio” che consente a ciascuno di conoscere parti di sé e di mettere in moto piccoli o grandi cambiamenti. Il percorso didattico mi ha preparato ad utilizzare le risorse presenti nella dimensione gruppale e a canalizzarle in processi di cambiamento individuale, imparando a scegliere o creare ad hoc la giusta tipologia di esercitazione o gioco, adatta ad uno specifico ambito professionale o educativo.

Come Lavoro

La mia formazione relazionale pone attenzione al funzionamento del sistema familiare, così come al funzionamento intrapsichico dell’individuo.
Si fonda sull’ipotesi che il sintomo del paziente sia espressione di un disagio direttamente connesso alla posizione che questo occupa all’interno del suo sistema di relazioni significative, familiari e sociali.
Si può osservare come una relazione sbagliata possa produrre un disagio personale, ma anche come un tratto patologico di personalità possa essere curato con l’aiuto della famiglia.
Questo non significa che fare psicoterapia seguendo il modello sistemico implichi, necessariamente, lavorare con tutta la famiglia.
Ma piuttosto aiutare il paziente a riorganizzare la sua narrazione mediante il riconoscimento e la ridefinizione delle strategie relazionali disfunzionali.
L’area d’intervento quindi può essere individuale, familiare e di coppia.

La frequenza delle sedute può variare a seconda degli obiettivi terapeutici, delle esigenze del paziente e delle sue caratteristiche.

Esperienze Lavorative

la mia esperienza professionale

Ho lavorato dapprima come psicologa e poi come responsabile in una comunità per adolescenti maschi e femmine, con problemi di dipendenza. La comunità mi ha insegnato molto, tra momenti di crisi e di crescita.

Abbiamo accolto centinaia di ragazzi, in condizioni di grande sofferenza, giovani vulnerabili, con famiglie distrutte, spesso sole, pervase da un senso di impotenza e di colpa o rabbia furiosa, annebbiate dalla paura di perdere il proprio figlio/a e quindi alla ricerca di un porto sicuro, di riferimenti a cui affidarsi. Spesso non siamo stati risposta, altre volte ci abbiamo provato con buoni risultati.

L’educazione e l’aiuto psicologico sono strumenti importanti per aiutare adolescenti smarriti, a conoscersi, a dare significato alle proprie azioni, interconnettendole con vissuti, stati d’animo, eventi. Riflettere su certi agiti consente di accrescere la propria consapevolezza, necessaria a esercitare più controllo sulla quotidianità.

Costruire una relazione di ascolto verso se stessi è uno dei primi passi, ma la grande potenzialità della comunità è la relazione con gli altri, dove l’altro diviene sostegno indispensabile e specchio del sé. Il senso di appartenenza, di condivisione, di coesione che si sviluppa al suo interno, a volte diviene così intenso da costituire un legame fondante dell’esperienza futura.

Il mio ruolo è sempre stato di partecipazione alla vita della comunità; condividevo pasti e altre attività quotidiane, cercando di creare i presupposti di fiducia e alleanza per poter intervenire concretamente nelle drammatizzazioni e nell’agito dell’ospite. Questo ha permesso la costruzione di esperienze di cambiamento, che si traducono in nuove storie narrate e vissute.
Presso il mio studio a Lonato del Garda conduco colloqui individuali, oltre che di coppia e familiari.
L’obiettivo è:
  • accogliere la sofferenza psicologica vissuta dal soggetto
  • offrire una comprensione nuova del disagio
  • trovare delle strategie per avviare dei cambiamenti possibili.
Ho condotto colloqui individuali con ospiti della comunità, perché potessero essere affrontate e contenute le situazioni di crisi, presenti in misura evidente soprattutto nella prima fase di accoglienza.
Ho sempre lavorato in equipe con lo psichiatra referente, perché qualsiasi decisione potesse essere discussa e gestita attraverso un confronto costruttivo e quanto più in linea con il progetto terapeutico

Ho collaborato con uno dei Consultori familiari dell’Asst-Garda, dove ho avuto l’occasione di seguire terapie individuali, di coppia e familiari, riferendomi ad un’equipe multidisciplinare per la gestione dei casi.
Nei colloqui familiari, si approfondiscono vissuti e difficoltà di ciascuno per ricostruire i passaggi significativi degli accadimenti.
L’obiettivo è dare a ognuno la possibilità di sentirsi parte di un sistema sofferente, incentivando la nascita di un clima di costruttiva corresponsabilizzazione, indispensabile al cambiamento.
Ho condotto incontri di gruppo con ospiti della comunità, uno spazio di verbalizzazione in cui le molteplici dinamiche relazionali potevano essere espresse, ridefinite e rielaborate, con la ricerca delle "cause" del problema. Lo strumento del gruppo consente di lavorare da un lato sulla coesione del gruppo, favorendo esperienze di condivisione, identificazione e solidarietà, e dall’altro di focalizzarsi sul proprio funzionamento individuale, provando ad uscire da una dimensione egocentrica attraverso il confronto con l’Altro da sé.

Ho condotto, inoltre, incontri di gruppo con i genitori degli ospiti, la cui finalità era allinearsi sui principi comunitari perché i due sistemi di appartenenza non andassero in collisione, accogliere gli stati d’animo e creare una rete di supporto tra loro, perché potessero sentirsi accompagnati e investiti di nuovi ruoli.
Ho organizzato e condotto molteplici interventi di prevenzione nelle scuole medie e superiori, dove, attraverso la proposta di attività esperienziali e laboratori creativi, si promuoveva confronto, dialogo e partecipazione tra gli studenti.

La scuola è il contesto privilegiato e ideale dove promuovere queste capacità, strettamente connesse ai processi di apprendimento e di crescita, componenti psicosociali fondamentali dei processi educativi e fondamentali per la promozione e il benessere di bambini e adolescenti. Sono state varie le proposte, anche metodologiche:

  1. Sviluppo delle life skills, abilità sociali e comportamentali utili per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana
  2. Gestione del conflitto e educazione alla legalità, stradale e civica
  3. Alfabetizzazione emotiva, perché le diverse emozioni potessero essere riconosciute e distinte
  4. Educazione affettiva e sessuale
  5. Educazione all’uso dei mass media
Questi progetti sono sempre stati accompagnati da una prima fase di conoscenza e ascolto dei bisogni delle insegnanti, che a seconda della conformazione della classe, erano alle prese con obiettivi e aspettative diverse, sulle quali ho modellato le attività, per rispondervi in modo efficace.
Non solo, ho sempre previsto anche un incontro finale con i genitori, di condivisione dell’esperienza e di ascolto rispetto ad alcune situazioni rilevate da loro stessi in casa, che li interrogava sulle strategie da adottare.
Ho condotto, nel particolare periodo del covid, colloqui individuali online. Questo mi ha permesso di abbattere i limiti geografici, incontrando pazienti di paesi lontani che mai sarebbero riusciti a venire in presenza nel mio studio, di aiutare persone che si sono ritrovate sole nella gestione di difficoltà concomitanti o precedenti e amplificate, dall’emergenza sanitaria. Scoprendo le potenzialità di tale strumento, ho mantenuto la possibilità per il paziente di richiedere colloqui online.
Ho condotto un ciclo di incontri di gruppo online per mamme in gravidanza dal titolo “E’ una vita che ti aspetto”, dove ho proposto attività esperienziali sul tema del cambiamento nella donna, negli equilibri di coppia, nella famiglia allargata.
Collaboro in un progetto di welfare di comunità, in sinergia con i servizi sociali dei vari comuni del Garda, che mira a ripristinare la qualità delle relazioni tra le persone, costruire esperienze condivise di cura della comunità, dando una sostanza nuova al concetto di legalità.

Si rivolge ad adolescenti minori e maggiorenni in condizioni di fragilità che necessitano di un accompagnamento e sostegno educativo e psicologico.